Quattro chiacchiere con DAVIDE CERIOTTI e STEFANO TROVÒ

Partita difficile quella di sabato 14/12. Si chiude con un 2 – 3 per gli avversari ed un infortunio sul campo verde-blu. Bilancio decisamente negativo che apre a pensieri e riflessioni anche con i giocatori.

Si parte con la consueta domanda che serve a rompere il ghiaccio e mettere a proprio agio i due intervistati: Com’erano gli avversari?

La risposta arriva secca e senza esitazioni: «Il loro livello non ci spaventava, sapevamo che i tre punti pieni erano alla nostra portata»

           

Come logica conseguenza arriva la seconda domanda: Quindi cosa non ha funzionato?

Ed arriva la risposta alla domanda che l’intervistatore ha posto per dovere di cronaca ma in cuor suo conosce già. I ragazzi lo ammettono l’infortunio del compagno Fabrizio Frongillo ha segnato pesantemente il loro rendimento in campo. L’attenzione è venuta meno. Il senso di mutilazione per l’assenza di un elemento importante, di un compagno in campo ha creato quello strappo che ha rubato l’ingrediente fondamentale la concentrazione, aprendo i cancelli alla solita inerzia del gioco. Questo è il messaggio che si legge fra le righe. Emblematico infatti il punteggio di chiusura del quarto set che è terminato ai vantaggi.

     

Ma allora cosa manca alla squadra?

I ragazzi non hanno esitazioni e puntano il dito in primis verso sé stessi e con grande onestà dichiarano che manca un comportamento costante in partita sia nei momenti buoni che in quelli di crisi e poi una panchina più lunga. Anche questo elemento potrebbe aiutare a dare serenità e stabilità a chi si trova in campo.

Ma il bilancio non è totalmente negativo con due set vinti, quali sono i punti di forza?

Si potrebbe dire corale la risposta: gli allenamenti che puntano a migliorare la nostra preparazione atletico-sportiva ed emotiva, al controllo dello stress e delle mozioni oltre che del gesto e del movimento. Volendo parafrasare i pensieri dei due ragazzi si potrebbe dire che hanno fatto loro l’adagio mens sana in corpore sano.

     

Da ultimo migliore campo?

Nessun dubbio il nostro De Pedrini. L’unico che ha saputo mantenere il controllo anche in situazione di stress reagendo e regalando performance da vero campione.

Infine chi scrive si permette una nota ed un plauso personale al giovane centrale Marco Pedrotti giocatore delle U16 (15 anni all’anagrafe) che nel momento del bisogno (ovvero dell’infortunio di Frongillo) è stato chiamato in campo. E con grande sorpresa di tutti i presenti il nostro soldatino non solo ha retto lo stress e la tensione che avrebbero ucciso un colosso ma ha anche osato murare (con successo) un avversario portando a punto la propria formazione.

     

Quindi in conclusione se non ci fermiamo ad analizzare i freddi numeri che segnano l’andamento del match ma andiamo oltre questa fredda cortina troviamo un gruppo di ragazzoni generosi, onesti e motivati che non chiedevo altro se non di poter dimostrare quanto valgono!

    

BRAVI RAGAZZI!